Approfitto delle vacanze estive in Toscana per questa divagazione fotografica: alla sua seconda edizione Cortona on the move (fino al 30 settembre) si conferma come uno dei festival di fotografia più interessanti dell’estate. La prima edizione ha visto come protagonisti, nelle incredibili location di Cortona in Toscana, Alex Majoli, David Alan Harvey, Antonin Kratochvil, Arno Minkkinen, e molti altri. Il tema dell’edizione 2012 è il Viaggio. Le location scelte dagli organizzatori per le mostre sono uno degli elementi vincenti del festival.
Ecco le mostre che più mi sono piaciute : in assoluto la migliore è quella della giovanissima Kitra Cahana intitolata “Nomadia“, un’indagine “da dentro” su gruppi di giovani adolescenti Usa che vivono come nomadi moderni, in viaggio su furgoni, nei vagoni dei treni merci, dormendo nei bagni delle stazioni di servizio: un’autrice che non conoscevo assolutamente, ma i festival servono proprio a questo giusto? Mi è piaciuta talmente che le dedicherò a breve un post più dettagliato.
Carlo Bevilacqua nella mostra Into The Silence_Eremiti del terzo millennio presenta una selezione di immagini nelle quali fotografa i nuovi eremiti, interrogandosi su quali siano state le motivazioni che hanno spinto questi uomini ad abbandonare la quotidianità e a compiere una scelta tanto radicale. Suggestiva anche la location: un vecchio magazzino di un negozio di alimentari, con disegnate alle pareti vecchi disegni di scudetti vinti che fanno tanto anni ’60 e dado Liebig.
Alessandro Grassani con le prime due parti di ‘Environmental migrants: The last illusion” dedicate alla Mongolia e allo Sri Lanka. Nei suoi scatti da reportage classico Grassani racconta la situazione dei “rifugiati ambientali”: la nuova emergenza umanitaria del pianeta nei prossimi decenni. Secondo una previsione dell’ONU, nel 2050 ci saranno 200 milioni di migranti “ambientali”: persone che cercheranno nuovi modi di vivere nelle aree urbane dei loro paesi d’origine, già sovraffollati e spesso estremamente poveri.
Monika Bulaj e la sua mostra “Aure” sul comun denominatore tra le tre religioni del Libro (ebrei, cristiani e musulmani) è inserita in modo perfetto in una vecchia chiesa, dove la penombra e i tagli di luce che provengono dalle finestre rendono l’esperienza artistica ancora più affascinante, quasi metafisica.
La Bulaj si muove secondo me nel solco del grande Steve McCurry: reportage in cui la componente estetica prevale sull’idea di progetto vera e propria. Bellissime immagini che hanno senso e pregnanza sia prese singolarmente che accomunate dal fil rouge di una mostra o una pubblicazione e che grazie alla loro “bellezza” trascendono il ristretto palco degli addetti ai lavori, per divenire riferimenti universali: chi non ricorda “Afghan girl” o le foto di Sebastião Salgado?
Sul versante opposto alla Bulaj trovo Giulio di Sturco con la prima parte del suo progetto sulle città – aeroporto “Aerotropolis”. E’ un work in progress di cui a Cortona vediamo solo la prima parte: credo che una mostra come questa si possa valutare solo guardandola nel suo complesso, quindi sospendo il giudizio. Prese singolarmente però trovo la maggior parte delle immagini in mostra abbastanza banali. Pollice in alto invece per l’ambientazione nei suggestivi ambienti dell’ex-ospedale cittadino: i cartelli ancora appesi alle pareti con le indicazioni per “cardiologia” o “tac” e le pareti con le piastrelle bianche donano un senso di straniamento.
Curiosa la mostra Dream City, dell’olandede Anoek Stekeete, cominciato nel 2006, è un reportage sui parchi di divertimento di tutto il mondo, in posti impensabili come il Ruanda, Beirut, l’Iraq o l’Afghanistan.
La mostra American Faith di Christopher Churchill è un reportage classico in bn sulle orme di “Americans” di Robert Frank, con numerose belle immagini.
Massimo Siragusa con “Teatro d’Italia” dà una prospettiva inusuale di luoghi più o meno famosi del nostro Belpaese, in una mostra ambientata nella Fortezza Girifalco a Cortona (vedendola mi è venuto un tuffo al cuore: a quando una bella mostra di fotografia in quella splendida location che potrebbe essere il Castello di Brescia?). Però confesso che l’approccio asciutto e metafisico dell’artista siciliano non è di quelli che mi scalda il cuore.
Jon Lowenstein dell’agenzia Noor con Aftershock Haiti (Master Hasselblad Award 2012 nella sezione Editorial), fotografa in maniera molto intimista e rarefatta la situazione che ha devastato Haiti nel 2010: sicuramente un approccio diverso rispetto ai reportage di moda oggi.
Guarda la fotogallery e i link ai lavori degli autori :
CORTONA ON THE MOVE
International Photo Festival Fotografia IN Viaggio
18 Luglio – 30 Settembre 2012
www.cortonaonthemove.com
Comment
[…] scoperto questa giovanissima fotografa (nata nel 1987) grazie al Festival Cortona on the move in cui esponeva il suo lavoro Nomadia. Kitra ha viaggiato per mesi con un gruppo di ragazzi […]