Oded Balilty: l’occhio d’Israele
Personalmente mi capita raramente di rimanere colpito da così tante immagini in un portfolio fotografico; quando ho sbirciato il post sul fotografo istraeliano Oded Balilty (Associated press) presente su Lightbox (la rubrica di fotogiornalismo del magazine Time), l’ho fatto più per interesse personale verso questa terra martoriata da 60 anni di guerra civile che per la foto scelta per l’apertura del post.
Tredici anni fa infatti mi laureavo con la professoressa Marcella Emiliani all’Università di Scienze Politiche di Bologna con una tesi su Hamas ed il radicalismo islamico nei Territori Occupati. E la cosa curiosa è che il mio compagno di stanza Luca si laureava lo stesso giorno con una tesi speculare sugli ebrei ultra ortodossi.
Ricordo come una delle esperienze più belle ed intense i 2 mesi passati in Israele tra Gerusalemme e Tel Aviv. Un giorno, curioso, arrivai con un’amica nel quartiere ultra ortodosso di Mea Shearim: sembrava di essere balzati di colpo nella Polonia di fine ‘800. Poco importava che ci fossero quasi 40° all’ombra: il quartiere era popolato da uomini pesantemente vestiti in nero e donne con lunghe gonne alle caviglie. E gli sguardi che ci lanciavano, probabilmente a causa della mia reflex e dei polpacci scoperti della mia amica, non invitano all’amicizia.
E’ proprio in quest’ ambiente religioso e sociale che si muove il fotografo israeliano Oded Balilty (Associated press). Quello che mi ha colpito delle sue immagini è la sua composizione della scena, mai scontata e spesso in grado di bucare il “rumore di fondo” della fotografia contemporanea. Nonostante scatti in una delle zone più fotografate del pianeta, Balilty riesce a trovare un’angolatura diversa, spesso spostandosi da prosceni affollati da altri fotografi, per cercare una propria via più originale ed intima.
Sicuramente Balilty ha un occhio ed un senso della composizione non comuni (non a caso nel 2007 ha vinto il premio Pulitzer con l’immagine di una colona israeliana che da sola cerca di fermare una pattuglia dell’esercito): fotografie come quella della bimba ritratta sulle scale tra centinaia di gambe o quella del rabbino circondato da fedeli in una luce quasi mistica sono talmente equilibrate che sembrano scattate in studio.
Visualizza la Photogallery di Oded Balilty su LightBox Time
Comment
Lo definirei un ” Animale Fotografico” dotato di un istinto, oltre che di tecnica, notevolissimi !
L ‘”istantaneità” delle sue immagini è di una disarmante semplicità ed immediatezza e la varietà delle situazioni fotografate nello stesso setting, ci mostra che lui non sta mai fermo, ma che si muove da un luogo all’altro e all’interno della stessa situazione e della stessa location senza perdere mai di vista tutto ciò che gli avviene intorno e i soggetti che ne fanno parte.
La sua è una mente è aperta e la sua visione ” a tutto campo” è assolutamente immediata e rapida nell’ elaborare : soggetto, sfondo e textures , situazione della luce, inquadratura migliore e posizione migliore da cercare per lo scatto, elementi insoliti, particolari che arricchiscono il contesto, ecc., ecc. La sua intelligenza artistica mi pare sia proprio quella di prevedere cosa farà il soggetto e di riuscire a prendere velocemente una posizione che permetta di cogliere l’attimo esaltandolo.
La sua non è “fortuna”, per cui si trova per caso al posto giusto nel momento giusto, ma si tratta di una faticosa, rara ed intelligente professionalità che lo fa essere nel posto giusto al momento giusto con l’ottica giusta ! La prova sono proprio l’uso del grandangolo e del teleobbiettivo, con cui, anche se meno usato, ha prodotto la meravigliosa foto del mare di cappelli intorno ad un albero .
Oded possiede una naturale predisposizione istintiva soprattutto per l’inquadratura, ma il suo occhio penso l’abbia educato anche con la appassionata visione di molte immagini della storia della fotografia, perchè alcune sue foto mi sembrano citazioni di maestri del passato.
La sua è una GRANDE FOTOGRAFIA perchè non nasconde l’arroganza e le speculazioni di una fotografia “facile” e consumistica, bensì mostra il coraggio, l’umiltà e la passione di un artista dell’istantanea che si mette a disposizione, rischiando anche fisicamente, dello scatto.
Bravo!!!
E molte grazie a chi me l’ha fatto conoscere.
Gianluigi Vezoli