Mi sono da poco abbonato a Jpm Magazine (in attesa di un iPad grazie per la versione iPhone!) dove ho letto un articolo molto interessante riguardante l’uso sempre crescente del melafonino per lavori fotografici professionali. Ricordo che qualche tempo fa il fotogiornalista del Ny Times Damon Winter ha scatenato un polverone nell’ambiente dei fotoreporter con immagini come questa, scattate con l’app Hipstamatic dal fronte di guerra afghano.
E’ un argomento molto spinoso, però in linea di massima credo che se non aggiungi o togli nulla all’immagine (intendo degli elementi o oggetti) il concetto di documentare la realtà sia salvaguardato.
Sappiamo tutti che non esiste una realtà oggettiva (bellissimo a proposito il libro “Obiettivo ambiguo” del grande fotografo Magnum Ferdinando Scianna dove per la prima volta ho sentito parlare di foto-grafia come “scrittura di luce” contrapposta a “scrittura con la luce”) però credo che l’obiettivo primario di un fotografo di reportage sia quello di far conoscere quello che vedi al maggior numero di persone e possibilmente innescare un cambiamento nell’opinione pubblica. Altrimenti il mondo del fotogiornalismo è solo un mondo auto-referenziale che guarda che obiettivo usi o peggio ancora se scatti ancora in pellicola.
In quest’ottica se fai un uso intelligente delle nuove tecnologie riesci a raggiungere molte più persone che con un servizio su un sempre più esangue magazine cartaceo: oggi ad esempio Instagram raggiunge 40 milioni di utenti.
Ciò non toglie che secondo me Winter è stato molto furbo, sfruttando mediaticamente la vicenda: le foto sono molto belle e “spontanee”, ma sinceramente non credo avrebbero avuto lo stesso clamore se fossero state scattate con una Canon 5D Mark III…
Copyright: Damon Winter/The New York Times
C’è anche un aspetto più tecnico nella scelta di Winter : scattare con l’iPhone è discreto e veloce e ti consente di passare inosservato. Soprattutto per un fotografo embedded questo è un grande vantaggio, d’altronde anche Alex Majoli sempre della Magnum photos è diventato famoso perchè scattava sul fronte con compatte da 100 €.
Winter non è l’unico fotogiornalista affascinato dall’iPhone: Ben Lowy (World Press Photo 2008 e 2011) ha firmato iLybia, un racconto sulla rivolta libica con l’iPhone. Nel dicembre 2011 venti fotografi della prestigiosa agenzia VII (tra cui Gary Knight, Ron Haviv, Ed Kashi and John Stanmeyer) hanno tenuto una mostra a Boston intitolata “iSee – The eyes of VII in the hands of Hipstamatic” con 100 scatti 8×8 (pollici!).
Morale: credo che nell’ambiente fotografico si dia spesso troppa importanza ai mezzi tecnologici e troppo poca alla storia che si vuole raccontare.
Approfondimenti:
- Il reportage di Damon Winter su New York Times http://lens.blogs.nytimes.com/2011/02/11/through-my-eye-not-hipstamatics/
- James Estrin di Lens sul reportage di Winter http://lens.blogs.nytimes.com/2010/11/21/finding-the-right-tool-to-tell-a-war-story/
- La mostra iSee della VII http://www.viiphoto.com/news/exhibition-isee/
- Il lavoro di Ben Lowy sulla Libia con l’iPhone http://benlowy.com/#/recent-work/ilibya/ilibya-1–uprising-by-iphone
- Alex Majoli e le compattine http://www.robgalbraith.com/bins/multi_page.asp?cid=7-6468-7844
- “Obiettivo ambiguo” di Ferdinando Scianna http://www.cultframe.com/2002/02/obiettivo-ambiguo-un-libro-di-ferdinando-scianna/
- Jpm Magazine http://www.jumper.it/jpm-magazine-arriva-a-quota-5-anche-per-iphone/
2 Comments
Condivido ciò che hai scritto.
Siamo in fase “App”. O sei App o dei Down 🙂
grazie Leonardo! Ti “ruberò” il gioco di parole, mi piace..